Nemesia sp.

RAGNI BOTOLA

Nell’immaginario collettivo i ragni sono quasi sempre associati alla ragnatela circolare, con cui catturano le prede che volano, o che comunque finiscono intrappolate e poi uccise. Esistono però differenti metodi di caccia utilizzati dai ragni. Ci sono ragni sociali, che vivono in comunità su grandi tele tridimensionali; ragni saltatori, che preferiscono aggredire direttamente le proprie prede basandosi essenzialmente sulla vista e capaci di elaborare diverse strategie di attacco per prede differenti; c’è chi “lancia” la propria tela con le zampe sulle vittime; ragni sputatori come quelli del genere Scytodes, che “spruzzano” dai cheliceri una sostanza collosa sulle prede, immobilizzandole in questo modo al terreno e potendole mordere in un secondo momento senza rischi.

Tra le più sorprendenti strategie troviamo i “trap-door spiders”. Questi ragni appartengono a diverse famiglie, appartenenti principalmente all’infraordine dei Migalomorfi, che si riconoscono per la peculiarità di portare i cheliceri rivolti verso il basso, disposti longitudinalmente al corpo a differenza degli altri ragni, appartenenti agli Araneomorfi , che hanno cheliceri opposti o portati diagonalmente. I ragni che costruiscono trappole a botola scavano cunicoli nel terreno, li rivestono di tela e chiudono l’entrata con una porta-trappola fissata per una parte (come un cardine) al suolo, dove si depositano poi i sedimenti su cui possono crescere anche piccoli vegetali, rendendo la botola quasi invisibile alle prede così come agli occhi umani meno attenti. Quando un insetto o qualsiasi preda passa vicino a questa speciale tana, il ragno si accorge delle piccole vibrazioni, scatta fuori dalla trappola, morde e porta la sua malcapitata vittima dentro il cunicolo, dove consuma il pasto. Questa tecnica è usata ad esempio dai Nemesidi, una famiglia di ragni botola presente anche in Italia. Si è scoperto che questi ragni, oltre al tunnel principale, spesso scavano anche una galleria laterale dove possono conservare il cibo in una sorta di “dispensa”.

Un’altra famiglia presente nelle nostre zone è quella degli Atipidi, che hanno una strategia simile ma differente, questi costruiscono un tubo setoso che emerge dal terreno per circa un terzo della sua lunghezza totale. Il ragno vive in fondo al tubo e quando sente vibrazioni provenire dalla parte emersa della sua tana, esce e morde la preda che le ha prodotte. La tela di questo ragno nei territori dell’ex-Jugoslavia veniva utilizzato dai contadini per facilitare la chiusura delle ferite. Il nome Atypus sta ad indicare l’evidente sproporzione tra i grandi cheliceri e delle filiere rispetto al piccolo corpo del ragno.

Marco Maggesi

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